Anche se tutti cambiano, dimenticano, cianciano, stravolgono il passato, proprio ed altrui, NOI NO !

giovedì

"Camerata è più che Amico. Camerata è più che Fratello. Camerata vuole dire essere dello stesso Sangue, della stessa Mente, della stessa Anima, della stessa Fede! Per questo non c’è posto tra Camerati per riserve mentali, per sospetti, per maliziose interpretazioni, per invidie, per prevenzione, per supponenza. Tra Camerati deve esserci la Fiducia, il pregiudizio positivo, la Stima, l’Affetto, il Sostegno che fanno del rapporto un rapporto esclusivo e simile a nessun altro. Tra Camerati deve essere esclusa la prevaricazione, la censura, il volere superare, la sete di dominio perché tra Camerati ci si deve sentire “pari tra i pari” al di là delle Gerarchie ed al di là anche del valore di ciascuno nel contesto di una “impersonalità attiva” che fa sentire ciascuno una parte di un tutto! Tra Camerati non debbono servire barriere protettive perché non ci deve essere nessun pericolo di aggressione né verbale, né psicologica. Tra Camerati si può dissentire, ma senza acrimonia, si può non concordare, ma senza partito preso, si può discutere, ma senza animosità perché tra Camerati deve essere più forte il desiderio di trovare una sintesi costruttiva, un accordo che non quello di volere avere ragione ad ogni costo e perché tra Camerati deve esistere quell’affinità delle anime che nasce dalla condivisione profonda della Visione del mondo e della vita. Se tutto questo non c’è, allora significa che non c’è Cameratismo, ma solamente un’occasionale convergenza di posizioni scaturite da un occasionale e superficiale  incontro che non ha Radici Profonde. Se tutto questo non c’è significa che si è dei conoscenti, si può essere perfino Amici, ma non si è Camerati. "


NON TROVERETE I LORO NOMI SUI LIBRI DI STORIA, DI TANTI DI LORO NON TROVERETE I LORO NOMI NEMMENO SUI LIBRI DI QUESTA "NUOVA DESTRA" SERVA DEL SISTEMA, 
PER QUESTO PARLIAMO DI LORO

IN ONORE DI TUTTI I 
CAMERATI ASSASSINATI

RACCONTATE CHE LOTTAVANO PER UN POPOLO
RACCONTATE LO SCHIANTO DEI LORO CORPI
RACCONTATE DEL SANGUE SUL SELCIATO
URLATE A CHI NON VUOL SENTIRE










PER NON DIMENTICARLI MAI 

ABATE ORESTE
ADOBATI PIETRO
ALFANO BEPPE
ALIBRANDI ALESSANDRO
ALIOTTI ANTONINO
ALVAREZ ALESSANDRO
ANSELMI FRANCESCO
ANTONELLI GIULIO
ASSIRELLI ORLANDO
AZZI NICO 
BASSA ERMINIO
BIANCHI SCIACCALUNGA LILIANA
BIANCHI SCIACCALUNGA ROSA
BIGONZETTI FRANCO
BILLI ACHILLE
BOCCACCIO IVAN
CALIGIANI ORIO
CALZOLARI ARMANDO
CAMPANELLA ANGELO
CANDURA PROSPERO
CECCHETTI STEFANO
CECCHIN FRANCESCO
CIAVATTA FRANCESCO
CRESCENZI RODOLFO
CRESCENZO ROBERTO
CROVACE "MAMMAROSA" RODOLFO
DE AGAZIO FRANCO
DE ANGELIS NANNI
DE NORA PAOLO
DI NELLA PAOLO
DI VITTORIO MARCO
DISCALA ELIO
DOMINICI BENVENUTO
ESPOSTI GIANCARLO
FALDUTO ANDREA
FALVELLA CARLO
FERRARI SILVIO
FERRAZZI ANDREA
FERRERO ENRICO
FERRI VITTORIO
GATTI FERRUCCIO
GHISALBERTI FELICE
GIAQUINTO ALBERTO
GIRALUCCI GRAZIANO
GIUDICI BRUNO
GRILZ ALMERIGO
JACONIS CARMINE
LABBATE BRUNO
LOCATELI "MICHELIN" FRANCO
LO PRESTI GIUSEPPE
LUPARA SERGIO
MACCIACCHINI EVA
MACCIO' DIEGO
MAGENES GIORGIO
MAINO ANTONIO
MANCIA ANGELO
MANFREDI RICCARDO
MANGIAMELI FRANCESCO
MANTAKAS MIKIS
MANZI LEONARDO
MASAZZA GIUSEPPE
MASSAIA LEONARDO
MATTEI STEFANO
MATTEI VIRGILIO
MAZZOLA GIUSEPPE
MEGGIORIN CLAUDIO
MENEGHINI ENRICO
MINETTI RICCARDO
MONTANO SAVERIO
MORTARI I GINO
NARDI GIANNI
NIGRO FRANCESCO
PAGLIA FRANCESCO
PAGLIAI PIERLUIGI
PALLADINO CARMELO
PEDENOVI ENRICO
PETRUCCELLI MICHELE
PISTOLESI ANGELO
PONTECORVO ADRIANA
PRINCIPI PIETRO
RAMELLI SERGIO
RECCHIONI STEFAN0
SABBADIN LINO
SANTOSTEFANO GIUSEPPE
SCARCELLA PINO
SCARPETTI ALDO
SCIOTTO PIERLUIGI
SPEDICATO WALTER
TANZI BRUNILDE
TRAVERSA MARTINO
TRENTIN STEFANO
VALE GIORGIO
VENTURINI UGO
VIVIRITO SALVATORE
ZAVADIL ANTONIO
ZAZZI EURO
ZICCHIERI MARIO
ZILLI EMANUELE
ZUCCHIERI MARZIO




SALERNO-MONUMENTO IN RICORDO DI CARLO FALVELLA


 ORESTE ABATE
ALBERTO GIAQUINTO
ALESSANDRO ALBRANDI
ALESSANDRO ALVAREZ
ANGELO PISTOLESI
FRANCO ANSELMI
RICCARDO MINETTI

BILLI ACHILLE

ELIO DI SCALA
CARLO FALVELLA
STEFANO CECCHETTI
FRANCESCO CECCHINI
ROBERTO CRESCENZO
IVAN BOCCACCIO
NANNI DEANGELIS
ENRICO PEDENOVI
GIANCARLO ESPOSTI 


SILVIO FERRARI


FERRERO ENRICO
VITTORIO FERRI 
FRANCO DE AGAZIO
FRANCO CIAVATTA
FRANCO BIGONZETTI
GRAZIANO GIRALUCCI
GIUSEPPE MAZZOLA
ADRIANA PONTECORVO
DIEGO MACCIO
RODOLFO CROVACE "MAMMAROSA"
ANGELO MANCIA
RICCARDO MANFREDI
MARIO ZICCHIERI
STEFANO MATTEI
VIRGILIO MATTEI
MIKIS MANTAKAS
GIANNI NARDI 
PIERLUIGI PAGLIAI
CARMINE PALLADINO
PAOLO DI NELLA


FRANCESCO LOCATELLLI "MICHELIN"
GIUSEPPE SANTOSTEFANO 
SERGIO RAMELLI
STEFANO RECCHIONI
MARTINO TRAVERSA
UGO VENTURINI
GIORGIO VALE
ALMERIGO GRILZ
SALVATORE VIVIRITO
EMANUELE ZILLI

La tomba di Leda Pagliuca e di suo figlio Riccardo Minetti, 
membro di Avanguardia Nazionale
morto “suicida” in circostanza misteriose in carcere
 nel Regina Coeli nell’ aprile del 1978



La tomba di Sergio Ramelli a Lodi
il cielo grigio di nuvole e la comunità

Ci arrivi sempre un po’ prima, al Cimitero Maggiore di Lodi. La mattinata di fine aprile sembra quella di un giorno di autunno: il cielo grigio di nuvole, con qualche goccia che cade, forse si è commosso. Lui come tanti ogni anno e ancora fra poco. Te lo fai da solo il sentiero di ghiaia sotto gli alberi, per arrivare davanti a quella foto e a quella lapide: Sergio Ramelli 8 luglio 1956 -29 aprile 1975. Ci vai da solo perché dopo tanti anni, dopo aver ripercorso infinite volte quella storia, Sergio Ramelli puoi dire di conoscerlo come un amico. Ed allora precedi gli altri per guardarlo negli occhi, attraverso quella foto in bianco e nero, da cui ti scruta malinconico e forse un po’ enigmatico. Ti fai il segno della croce. Preghi. Poi scatti sull’attenti e saluti romanamente. Sì, come quando eri ragazzino. Un paio di persone nei dintorni ti guardano basite, forse con disprezzo. Ne ridi di gusto, come quando eri ragazzino. Torni all’ingresso. Stanno arrivando gli altri. All’inizio era Alleanza Nazionale ad organizzare questo evento. Ora non si sa bene quale sigla abbia il cappello da metterci su. Si viene qui e basta. Ci sono quelli di Fratelli d’Italia e quelli di Lealtà Azione. Ci sono quelli che non fanno più politica da quando si è sciolta An. Ci sono quelli che prima erano di Forza Italia e chi era Sergio Ramelli l’han saputo solo qualche giorno fa. Ci sono quelli che son rimasti nel Pdl ma oggi non potevano mancare. Ci sono i vecchi missini. Ci sono i militanti del Fronte della Gioventù che scortarono il feretro al cimitero. C’è il signore anzianissimo che a 16 scappò di casa per combattere per la Repubblica Sociale e c’è quell’altro che ha iniziato nel ’45 con l’Uomo Qualunque e non ha ancora smesso. C’è il gentiluomo monarchico e il professore liberale che si erano aggregati ai tempi della Destra Nazionale o della svolta di Fiuggi, che tutto sono fuorché “fascisti”, ma che, uomini d’altri tempi, portano con sé quella moralità che permette ancora di indignarsi di fronte a cotanta brutalità. C’è quello che prima era della Fiamma Tricolore e quello che stava in Forza Nuova. C’è quello che alla fine ha messo su famiglia e non si è più visto. C’è la “vecchia guardia” di Azione Giovani e ci sono i ventenni che iniziano ora a muovere i primi passi della militanza. Sono i fili di un arazzo, le tessere di un mosaico che si ricompone qui ogni anno. Vengono distribuiti i tricolori. Ci si mette in fila. Il corteo si incammina. Arrivate lì davanti. Vi disponete in cerchio attorno alla lapide. Più in là i ragazzi di Lealtà Azione montano il picchetto d’onore. Iniziano i discorsi. Viene letto il messaggio che poi verrà deposto accanto alla fotografia. I “reduci” piangono il loro antico camerata. Qualcuno piange ancora a sentire per l’ennesima volta quella storia, qualcun altro piange a sentirla per la prima volta, qualcuno piange per essere venuto a conoscerla solo adesso. E poi chi crede si fa il segno della croce e prega, chi non crede medita in silenzio. Qualcuno, sì, fa pure il saluto romano. Ci sono i giornalisti della stampa locale che scrutano, un po’ disorientati: si aspettavano qualcosa di paramilitare, discorsi tracimanti odio e violenza, si aspettavano quattro vecchiacci rimbambiti e un paio di giovinastri ignoranti e volgari. Delusione cocente. E ora cosa scriveranno? Viene chiamato il “Presente!”. Si fa un minuto di silenzio. La mente ti corre a quando, giovane neofita, passavi ore a leggere i libri degli “autori di Destra”. Da qualche parte avevi letto qualcosa sulle comunità tradizionali: diceva pressappoco, che tutte le civiltà nascono e si sviluppano attorno alla tomba dell’Eroe, attorno alla quale si celebrano i riti che rinnovano il giuramento di fedeltà da cui nasce la comunità. Eccoti qui, presente a quel rito. La comunità non è il partito, esiste prima ed a prescindere da esso, e l’appartenenza non la fa certo una tessera del portafoglio. Finché questo giorno si ripeterà in questo modo, con le lacrime che sgorgano dagli occhi ed il cuore che pulsa, nulla sarà perduto. Ti volti un’ultima volta. Sergio, dalla foto in bianco e nero, sembra avere capito il tuo pensiero, e ti strizza l’occhio…
Di Paolo Maria Filipazzi
Pubblicato il 29 aprile 2013 da BARBADILLO.IT

«Non ho rancore verso chi ha ucciso Sergio. I giovani non sono responsabili di quanto sta succedendo. La colpa è dei padri». (Mario Ramelli, papà di Sergio)

«Non odio nessuno, non posso. Ma certo penso che chi ha delle colpe 
dovrebbe soffrire per capire» 
(Anita Ramelli Pozzoli, la mamma)

Lo Specchio - 11 maggio 1975 
"Per Ramelli fu perfino difficile organizzare il funerale, perché nessun prete alla faccia della carità cristiana, aveva il coraggio di celebrarlo. Quando alla fine si trovò un religioso disposto a rischiare, il feretro arrivò di nascosto alla chiesa, perché le autorità locali avevano vietato il corteo funebre e gli estremisti di sinistra avevano minacciato di usare le chiavi inglesi sulla testa dei partecipanti. Nel frattempo, dalle finestre delle aule della Facoltà di Medicina che danno su Piazzale Gorini, alcuni giovani con i volti coperti da fazzoletti rossi fotografarono i partecipanti al funerale per schedarli e colpirli. Molte delle foto scattate quel giorno sarebbero poi state ritrovate nel terribile «covo di viale Bligny».
Erano i temi durante i quali si urlava «uccidere un fascista non è reato» e, infatti, dai banchi del consiglio comunale si levò un terribile applauso quando in aula arrivò la notizia che Ramelli era spirato dopo quella terribile agonia."



1977 SETTEMBRE
Campo scuola MSI Sperlonga - Angelo Mancia il secondo da destra

1977 SETTEMBRE
Campo scuola MSI Sperlonga - Francesco Ciavattail terzo da destra